Lo sciopero dei minatori nel Sudafrica del post-apartheid

 

Il massacro dei minatori di Lonmin a Marikana da parte della polizia è lo scioccante culmine di un processo avviato subito dopo la fine dell’apartheid. È l’esito di terrificanti condizioni di vita e lavoro in un settore minerario sempre più globalizzato e flessibile, dello sfruttamento di forza lavoro razzializzata e migrante, del corto circuito mortale tra violenza e precarietà in quelle che sono state definite “economie dell’abbandono”. Proponiamo alcuni contributi per avviare una riflessione. Lo sciopero a oltranza è anche la risposta all’incorporazione crescente dei sindacati negli assetti governativi e nelle retoriche produttiviste del regime ANC (il sindacato dei minatori NUM, 320,000 iscritti, era una delle più militanti organizzazioni operaie antiapartheid, ora è solidamente allineato dietro il governo Zuma e i suoi dirigenti si sono contraddistinti nel criminalizzare il sindacato degli scioperanti, la AMCU), e della conseguente proliferazione di organizzazioni sindacali locali, certo più radicali nelle loro rivendicazioni ma anche tutt’altro che chiare da decifrare sotto il profilo politico.

 

Beyond the chaos at Marikana: The search for the real issues
di GREG MARINOVICH

Lonmin: Malema fans the flames, but the victims are still out in the cold
di SIPHOL HLONGWANE e GREG MARINOVICH

The Marikana Mine Worker’s Massacre – a Massive Escalation in the War on the Poor
di AYANDA KOTA

Senzeni Na?
di CHRIS RODRIGUES

Marikana and the New Politics of Grief
di JON SOSKE

Marikana: A lesson in late liberal democracy
di HEINRICH BOHMKE

 

 

 

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