La rivolta di Jirau. Una lotta per la dignità

 

di CESAR SANSON

Il principale cantiere di infrastrutture del paese, localizzato a Jirau, città di Porto Velho in Rondonia, nella foresta amazzonica, è andato a fuoco il giorno 15 marzo e in poche ore si è trasformato in cenere. La distruzione del cantiere è il risultato di una sollevazione operaia. 22 mila lavoratori erano coinvolti nella costruzione dell’impianto che forma il complesso idroelettrico di Madeira.

Gli eventi in Jirau sono significativi perché è la principale opera in corso del Programma di Accelerazione della Crescita (PAC) ed è sintesi del modello di sviluppo que riprende il progetto di un Brasile maestoso, come all’epoca dei governi di Getulio Vargas (1930-1945), Juscelino Kubitschek (1955-1960) e del periodo militare (1964-1985). Un modello basato su grandi opere, principalmente di sfruttamento energetico finalizzato a sostenere il gigantismo consumista di energia di una nazione emergente esportatrice di commodities.

Jirau è significativo anche da un altro punto di vista: è situata nell’Amazzonia legale, la regione in cui si apre l’ultima frontiera del capitalismo brasiliano. E’ nell’Amazzonia legale che si gioca la lotta per addomesticare i grandi fiumi – Madeira, Xingu, Tapajos, Teles Pires – e assoggettarli al progetto di sviluppo. Jirau, in questa prospettiva, è importante anche perché è rivelatrice di un concetto di sviluppo che dà le spalle alla questione ambientale. Jirau è un film già visto – Itaipu, Balbina, Tucurui – e precede Belo Monte.

Tuttavia, la questione più impressionante di Jirau è la questione sociale. L’esplosione della rivolta operaia contesta il modello di Brasile moderno. Diritti calpestati, violenza e autoritarismo delle imprese, sofferenze imposte ai lavoratori costituiscono l’altro lato della storia che nessuno a visto e capito. Imprese, sindacati e governo rimasero sorpresi dalla rivolta che ha paralizzato l’andamento spedito del progetto.

Jirau si inserisce nella logica della modernizzazione conservatrice e evidenza tutte le contraddizioni del paese: da una lato è espressione della spinta e vigore della crescita economica; dall’altro, produce attorno a sé sfruttamento e miseria. Jirau è Brasile: una potenza – 8° per PIL nazionale e 73° nella classifica dell’Indice di Sviluppo Umano – incapace di mitigare gli effetti del suo gigantismo.

In Jirau, la questione sociale e quella ambientale sono relegate in secondo piano. Jirau mette in scacco il modello di sviluppo, così come il governo di sinistra di Dilma Rousseff. Jirau riproduce lo stesso errore dei militari, dove questione sociale e ambientale semplicemente non esistono.

Jirau interloquisce con i movimenti sociali, la sinistra militante, le pastorali, i sindacati, gli ambientalisti. La ripercussione delgi eventi di Jirau sono stati scarsi e sparpagliati. I siti delle organizzazioni sociali, dei movimenti, delle ONG hanno dato poco spazio a Jirau. La rivolta operaia inoltre ha scarsamente interessato le organizzazioni ambientaliste. Solerti nel denunciare, organizzare manifesti e dare spazio alle aggressioni ambientali, le organizzazioni ambientaliste hanno a mala pena trattato della questione sociale di Jirau. Si intuisce una grossa difficoltà da parte del movimento ambientalista nel connettere i temi ambientali con quelli sociali. L’approccio assume generalmente una forma isolata. Capire quello che sta accadendo a Jirau aiuta nella comprensione di ciò in cui si sta trasformando il Brasile e contribuisce a un’analisi autocritica della sinistra.

 

La questione sociale. Jirau viveva sotto una tensione repressa

Migliaia di posti vacanti del cantiere dell’impianto idroelettrico di Jirau sono stati occupati da migranti che hanno ricevuto promesse da parte di “gatos” (caporali) – agenti di intermediazione di manodopera. I costruttori ricorrono alle stesse pratiche di reclutamento di lavoratori dei tempi del “Grande Brasile”, degli anni ’70, quando il paese visse una fase di sviluppo economico durante il regime militare.

I “gatos” del 2000, però, hanno reso più sofisticati i meccanismi di sfruttamento, chiedendo una tassa per garantire il lavoro e lasciando agli stessi lavoratori i costi degli spostamenti e dell’alloggio fino alla contrattazione definitiva. In migliaia cominciarono a lavorare sentendosi ingannati. Il guadagno di un lavoratore di Jirau si aggira sui 1.000 Reais (circa 400 Euro).

Nuovi problemi sorsero nel cantiere: mancato pagamento di ore extra, dei benefit e della partecipazione agli utili; differenze di salario tra le imprese; violenza degli agenti di sicurezza; mancato pagamento dell’”hora itinere” – tempo utilizzato dai lavoratori senza alloggio per arrivare al luogo di lavoro lontano; costo elevato delle medicine; mancato rispetto delle “embaixadas” – periodo in cui il lavoratore fa visita alla famiglia, ecc. Anche una disputa tra i sindacati legati alla CUT e alla Força Sindical ha contribuito alla deflagrazione del conflitto.

 

La lotta per il rispetto e la dignità

 

La rivolta di Jirau, comunque, non ha come obiettivo solamente migliori condizioni di lavoro e salariali. Informazioni raccolte dal Ministero del Lavoro di Rondonia raccontano che una parte significativa delle rivendicazioni dei lavoratori hanno a che fare con il rispetto e la dignità.

Tra le rivendicazioni raccolte dal Ministero del Lavoro si trovano:

1. Fine della violenza da parte della sicurezza e degli incaricati – aggressioni verbali, spintoni, carcere privato temporaneo.

2. trattamento rispettoso dei lavoratori che dovessero arrivare agli alloggi con problemi di alcool. La dipendenza da alcool è vista come una malattia.

3. Rispetto nella relazione tra “sala fria” (impiegato che lavora con aria condizionata) e “Peao” (pedone, lavoratore manuale).

4. Pagamento dell’”hora itinere” – il tempo di viaggio per cantieri che si trovano fuori dall’area urbana (solo per coloro che non risiedono negli alloggi dell’azienda).

5. Servizio efficiente di mensa, per evitare che il tempo in coda non consumi una larga parte del tempo per il pranzo. Pasti adeguati e alloggi igienici.

6. Garazia che per i lavoratori che si trovani distanti dalla loro residenzam che gli si paghi e permetta l’”embaixada”, il periodo di permesso durante il quale il lavoratore visita la sua famiglia

7. Mantenimento delle promesse fatte dalgi intermediari del lavoro.

8. Pagamento delle ore extra.

9. Pagamento del paniere di base che tenga in conto dei prezzi del mercato locale.

10. Indicazione di rappresentanti delle imprese per ricevere reclami contro altri funzionari.

 

Molte delle rivendicazioni hanno a che vedere con esigenze per un maggior rispetto. Le nuove generazioni di lavoratori appartengono al tempo dell’universalità dell’insegnamento e della febbre per le reti e cellulari. Legati in qualche modo al “mondo” dei giovani di altre classi sociali e luoghi tramite internet e cellulare, dimostrano personalità e consapevolezza dei propri diritti. La differenza rispetto ai “peones” degli anni ’90 si manifesta anche nell’orgoglio di vestirsi bene.

 

Il caos sociale attorno a Jirau

 

La questione sociale di Jirau non si riduce ai problemi vissuti all’interno del cantiere, si estende alle aree vicine. La regione delle opere idroelettriche di Jirau e Santo Antonio, in Rondonia, fa registrare un’esplosione di criminalità e di casi di sfruttamento sessuale di bambini e adolescenti . L’aumento dei problemi supera il ritmo di crescita della.

 

“Jirau è un segnale d’avviso al governo e ai suoi imprenditori”, dice una nota dell’”Alleanza dei Fiumi dell’Amazzonia”, composta dal Movimento Xingu Vivo per Sempre, Alleanza Tapajo Vivo, Movimento Fiume Madeira vivo e Movimento Teles Pires Vivo. Secondo i movimenti, “Jirau concentra tutti i problemi possibili: con un ritmo privo di controllo, ha portato nella regione lo ‘sviluppo’ della prostituzione, l’uso di droga tra i giovani pescatori e abitanti del fiume, speculazione immobiliare, aumento dei prezzi alimentari, malattie senza cure, violenze di tutti i tipi”.

 

Imprese, governo e sindacati. Reazione tardiva

 

Le imprese, il governo e i sindacati vennero sorpresi dalla rivolta di Jirau. Non si aspettavano tali eventi e, dopo un tentativo di squalificare il carattere di ribellione delle lotte per i diritti, corrono adesso dietro ai danni. La ricerca di soluzioni rapide non è solo per una forma di sensibilità verso la questione sociale. Il governo teme soprattutto che Jirau si riproduca in altri cantieri del PAC. Si mette in evidenza che 80mila operai delle costruzioni civili stavano fermi nel mese di marzo.

 

Patto per il PAC

 

Temendo nuove rivolte, il governo è passato a elaborare un’agenda preventiva. Ha realizzato una riunione con le centrali sindacali, imprese concessionarie e Mnistero del Lavoro per tentare di giungere a un patto e impedire il colasso del principale programma di investimento del governo.

La maggior preoccupazione del governo è l’approssimarsi del campionato mondiale di calcio e delle olimpiadi, da qui la necessità di stabilire regole minime per la realizzazione delle grandi opere da parte delle imprese.

 

La rivolta in Jirau non sensibilizza la sinistra e gli ambientalisti

 

Il poco interesse che la rivolta di Jirau ha provocato nel dibattito della sinistra brasiliana è rivelatore del fatto che una parte di questa sinistra pensa nello stesso modo del governo. Settori maggioritari della sinistra credono che la crescita economica sia la bacchetta magica per la soluzione di tutti i problemi. Soprattutto per la povertà. L’equazione è conosciuta. La crescita economica produrrebbe un circolo virtuoso: produzione-lavoro-consumo.

 

Questa sinistra è tributaria di una interpretazione marxista che si avvicina al liberismo. Entrambi – marxismo e liberismo – bevono alla sorgente della razionalità produttivista che vede nella natura una fonte inesauribile per la crescita economica. Questo concetto non si combina più con l’emergenza della crisi climatica.

 

Parte della sinistra non si rende conto che, nonostante la società industriale sia ancora preponderante, l’essenza della forma di organizzazione della sua produzione viene spinta sempre più verso la periferia del nucleo propulsore del nuovo capitalismo – l’economia dell’immateriale, la new economy, dove la biodiversità assume una nuova dimensione.

 

Anche gli ambientalisti, d’altro lato, hanno dato scarsa attenzione agli eventi di Jirau. A differenza di una certa sinistra che guarda prevalentemente alla questione sociale, molti ambientalisti hanno occhi solo per la questione ambientale. Siccome la rivolta di Jirau fu soprattutto di carattere sociale, non si sono viste le organizzazioni ambientaliste amplificare e prendere posizione su quei fatti. Se si fosse trattato di un disastro ambientale in Jirau quale sarebbe stata la posizione degli ambientalisti?

 

Se è un dato che la sinistra tradizionale non coniuga il sociale con l’ambientale, è allo stesso modo un dato una parte significativa del movimento ambientalista non articola l’ambiente con il sociale.

 

*Cesar Sanson, ricercatore del Centro di ricerca e appoggio ai lavoratori – CEPAT

 

 

 

 

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